Inquinamento tessile: soluzioni sostenibili per ridurlo
Con gli effetti del cambiamento climatico che si fanno sempre più evidenti, la richiesta di una trasformazione in senso più sostenibile dell’industria si fa sempre più pressante, sia da parte dei consumatori che dei legislatori. E il settore tessile non ne è escluso.
Negli ultimi anni, una sempre maggiore attenzione nei confronti dell’inquinamento tessile ha condotto a importanti provvedimenti di legge, come il nuovo regime EPR per la filiera tessile. Ma da dove deriva e a quanto ammonta effettivamente l’impatto ambientale della produzione tessile? E come possono fare le aziende per ridurlo?
Inquinamento tessile: qualche dato
A offrire una panoramica completa dell’impatto ambientale dell’industria tessile è l’Unione Europea, le cui stime ci permettono di avere una visione del fenomeno:
- Il consumo di prodotti tessili di ciascun europeo ha causato in media nel 2022 l’emissione di 355 kg di CO2 all’anno (in crescita rispetto ai 270 di soli due anni prima), con un consumo di 323 m² di suolo e 12 m³ di acqua necessari per produrre 523 kg di materie prime. Per produrre una singola t‑shirt di cotone occorrono 2.700 litri di acqua, ovvero l’equivalente dell’acqua bevuta da un essere umano in 2,5 anni.
- Si stima che la produzione tessile sia responsabile del 20% dell’inquinamento delle acque a causa dei processi di tintura e rifinitura dei prodotti.
- Solo l’1% degli abiti usati viene riciclato per dare vita a nuovi capi.
- In media, in Europa ogni persona produce 16 kg di rifiuti tessili all’anno (dato del 2022). La maggior parte hanno come destinazione gli inceneritori o le discariche.
- Tra il 4% e il 9% dei prodotti tessili immessi sul mercato europeo viene distrutto prima ancora di essere utilizzato a seguito di resi o invenduti.
Con una produzione tessile che è quasi duplicata dal 2000 al 2020, e che potrebbe raggiungere le 145 milioni di tonnellate entro il 2030, provvedere all’adozione di pratiche più sostenibili all’interno dell’industria tessile è ormai urgente.
I punti di maggiore criticità
L’elevato impatto ambientale della produzione tessile è dovuto a diversi snodi ad alta criticità:
- La produzione delle materie prime – sia quelle naturali come cotone e lino, fortemente dipendenti da pesticidi e fertilizzanti, che quelle sintetiche ottenute dai combustibili fossili, rappresentano un’importante fonte di inquinanti.
- I processi di fabbricazione – oltre al problema della contaminazione delle acque dovuta alle tinture, la lavorazione dei prodotti tessili, dalla filatura alla cucitura, è un settore energivoro che viene spesso ancora alimentato con centrali a combustibili fossili.
- Il trasporto – con una catena di fornitura globale che sposta materie prime e prodotti finiti spesso per migliaia di chilometri, l’industria tessile muove milioni di tonnellate di prodotti ogni anno.
- I rifiuti – inceneriti o stoccati in discarica, i prodotti tessili rappresentano un importante inquinante e una potente fonte di gas serra.
Soluzioni sostenibili per ridurre l’inquinamento nell’industria tessile
Sono molte le soluzioni che possono essere intraprese per ridurre l’inquinamento dell’industria tessile a ogni step del processo produttivo.
Si può cominciare con una scelta oculata delle materie prime, che prediliga fibre naturali da agricoltura biologica e materiali riciclati che consentono di ridurre l’uso di fibre vergini. Anche la costruzione di una filiera più breve può contribuire a ridurre l’impronta di carbonio, grazie a minori emissioni durante il trasporto.
Il secondo passo riguarda il passaggio a fonti di energia rinnovabili per alimentare gli stabilimenti produttivi, evitando di affidarsi ancora alla produzione da combustibili fossili. Ma la produzione può essere resa meno energivora anche attraverso una ottimizzazione dei processi capace di ridurre gli sprechi e usare al meglio le risorse.
Un ulteriore importante passo è quello che riguarda il design dei prodotti, in particolare per quanto riguarda il settore della moda. Grazie a un design pensato per garantire capi dalla lunga durata e per facilitarne la riciclabilità, è possibile alimentare un’economia circolare dei tessuti che allunga il loro ciclo di vita, oggi spesso molto breve a causa delle dinamiche proprie del fast fashion. Prediligendo il riutilizzo dei tessuti, si riducono i problemi legati al loro smaltimento.
Arriviamo dunque alla fase finale del percorso di un prodotto tessile, quando si trasforma in rifiuto. Da questo punto di vista, le aziende non devono solo preoccuparsi di raggiungere un maggiore livello di sostenibilità ambientale, ma anche della loro conformità alla legge. Anche i prodotti tessili infatti sono negli ultimi anni ricaduti sotto la responsabilità estesa del produttore (EPR), con una serie di normative atte a promuovere una gestione più efficiente e sostenibile di questa specifica tipologia di rifiuti.
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